Il mediatore non deve capire


Un altro brano dell'intervista rilasciata agli amici di MediationHub in cui emerge un particolare allestimento del setting e il suo significato sulla scena della mediazione.

Intervistatore: Ti siedi sempre nello stesso posto, o lasci la libertà alle parti di sedersi dove preferiscono per poi decidere dove metterti? 

M.S.Galli: Mi siedo vicino al mio bloc-notes: la lavagna a fogli mobili. Quindi, davanti a me, dispongo le sedie delle parti in modo da formare il classico triangolo equilatero e avendo cura che, tra tutte le postazioni, via sia una distanza non superiore al metroeventi e non inferiore ai quarantacinque centimetri, senza alcuna barriera, tavolo o simili, tra me e loro. Ecco, per tornare al setting, forse questo è il mio setting per la mediazione.

Intervistatore: Come mai hai scelto tale modalità? 

M.S.Galli: La presenza della lavagna a fogli mobili o, comunque, di un supporto che dia la possibilità di prendere appunti pubblici, visibili a tutti i partecipanti, ritengo sia davvero fondamentale. Il mediatore, infatti, non prende appunti per sé, ma per un motivo essenziale: il suo scopo non è capire, ma fare capire. C’è un’enorme differenza. Ogni tentativo di comprendere, che l’appunto personale denuncia, comporta un qualche tipo di interpretazione cui consegue qualche tipo di indicazione o ricetta, ma questa non è mediazione. Il mediatore non fornisce ricette solutive, aiuta le parti a crearle, attraverso loro interpretazioni e loro attribuzioni di senso. Per questo credo che la scena della mediazione, prima di ogni altra cosa, sia una scena prettamente pedagogica in cui il mediatore, in perfetto assetto maieutico, accompagna le parti a capire utilizzando i modelli di comprensione e il sapere che le parti stesse gli mettono a disposizione. La disposizione delle sedie, l’assenza di un tavolo, la giusta vicinanza tra tutti gli attori della mediazione, rispondono invece alla volontà, qui così simbolicamente espressa, di rendere il più possibile simmetrici i rapporti di potere che, invece, tenderebbero ad instaurarsi assimetricamente, data la relazione in cui qualcuno chiede aiuto e qualcun’altro può potenzialmente offrirlo: Tale disposizione cerca al contempo di dare il giusto e importante spazio alla parola inarticolata dei corpi, la cui importanza è decisamente sottovalutata in mediazione. 

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